Vedere dentro, 2022
Galleria Cinquegrana, Milano
A cura di Gabi Scardi
Il lavoro artistico di Chiara Gambirasio – pittura, scultura, installazione - nasce da un confronto diretto con la materia, alla quale è legato un suo profondo sentire, e con il colore, sempre correlato alla luce con la sua qualità trasformativa e vissuto come strumento essenziale di decodifica del reale e vero e proprio corrispettivo di una visione soggettiva del mondo. Non è un caso che per l’artista esperienze pittorica e scultorea finiscano in molti casi per sovrapporsi. Nel suo fare, riflessivo, meditativo ma preciso ed essenziale, frutto di una visione assolutamente personale ma costantemente affinata ed elaborata, ha inoltre una parte importante il concetto di vuoto interpretato come veicolo di intuizioni e spazio delle possibilità. Queste entità, il vuoto, il colore, la materia, sono intese dall’artista come chiave di accesso a dimensioni del quotidiano che eccedono l’immediatamente percepibile; dimensioni che si ritrovano nel micro e nel macro, nello spazio interiore come nel cosmo. Non è un caso che tra le opere che prendono forma plastica frequenti e significativi siono gli invasi. È il caso dei Cosmi in Vaso, realizzati con un materiale di predilezione, l’argilla. Le loro forme circolari diverse e sempre irripetibili, la loro superficie esterna e interna varia per consistenza tattile, la cromia e la texture, frutto di processi sperimentali, sono inviti a vedere dentro. In alcuni casi più vasi si possono saldare a formarne uno: un aggregato, una condivisione di intimità; un dentro unico che evoca un “noi”. Il loro interno si anima, secondo modalità ogni volta nuove facendosi sede di esperienze tattili e di visioni. Inoltre il fondo, aperto, costituisce, invece che una chiusura, una soglia: un varco a partire dal quale intraprendere un viaggio nel profondo che corrisponde a un processo conoscitivo. Trattato diversamente con reti, griglie o colori che reagiscono alla luce proveniente dall’alto, ne scaturiscono, in molti casi, riflessi, radiazioni, fluorescenze, epifanici fenomeni di luce e di ombra che si trasmettono al pavimento sottostante. Ogni Cosmo in Vaso, con la sua forma cava di contenitore, esprime così la potenza del vuoto inteso come forza attiva, come interiore riserva di spazio, di colore e di luce. Se i Cosmi in Vaso costituiscono una parte importante del nucleo di opere della mostra Vedere Dentro, un altro invito a calarsi in profondità è costituito da una serie di quadri, realizzata nel 2022, rappresentanti alberi con le radici protese verso il cielo e le fronde verso il basso. Nel ribaltamento è possibile leggere ancora un invito a prendere le distanze dalla realtà a favore di un’immaginaria immersione, che è anche un processo conoscitivo senza fine. Sulle pareti è visibile anche una serie di formelle in terracotta dipinte con paesaggi su cui, come se emergessero da sé, si profilano elementi naturali ma paradossali che come i Sassi Cartesiani, e diafani animali, frutto talvolta di unioni biologiche impreviste. Il riferimento ai bestiari e alla miniature medievali con i loro significati allegorici è esplicito come anche quello a una realtà metamorfica e alle sue infinite potenzialità. Gli esseri che abitano queste opere sono per lo più alati, con l’eccezione di un serpente, essere ctonio, forza occulta per antonomasia, simbolo potente del tempo, della rinascita e della relazione tra dimensione terrestre e sotterranea. La tavoletta con l’immagine del serpente, Decollo, più grande delle altre, è divisa in due parti da una spaccatura. La rottura finisce per rientrare tra le componenti dell’opera. Si tratta di una faglia che separa e unisce insieme, e al contempo di un riferimento ai temi della contingenza e della fragilità. Una parte della galleria è occupata da un’installazione: un pendolo sagomato in argilla, da un lato pesce dall’altro uccello, scende dall’alto soffitto tendendo verso il centro di una campana rovesciata posizionata sul pavimento; la sua discesa non è però verticale: esso attraversa lo spazio obliquamente, in un rapporto d’innaturale tensione che contravviene alla legge della gravità cui tutto ciò che è terreno è soggetto. Mentre il punto da cui parte stimola a considerare l’alto, e il filo retto che lo tiene disegna lo spazio sfidando l’umana comprensione, la sua direzione porta a riflettere sulla potenza di quel centro che lo calamita, e a sondarne le profondità: il vuoto, ancora una volta, come energia attiva. Così, nel nucleo di opere che compone la mostra VEDERE DENTRO, nulla è uguale a se stesso. Ogni cosa si spinge oltre le proprie qualità materiali, tutto vibra, trasmuta, contravvenendo financo quell’unica certezza che ci porta ad essere sempre presenti al corpo: che tutti graviamo. Tutto si trasforma in visione. Il vuoto, il contrappunto tra alto e basso, tra verticale e orizzontale, l’unità di pittura e scultura - con la pittura che si fa forma plastica e la scultura vissuta come esperienza pittorica - si ritrovano del resto in tutta l’opera dell’artista, anche quando questa prenda la forma di intervento urbano. È successo a Spilamberto, dove nel 2021, nell’ambito di una residenza presso la Rocca Rangoni, Gambirasio ha realizzato una scultura praticabile composta da blocchi di cemento le cui diverse tonalità sono state assunte campionando gli edifici circostanti lo spazio. La verticalità degli edifici ha così generato il piano di una seduta circolare, a spicchi colorati disposti intorno a un centro vuoto la cui forma ricalca quella di una pietra dotata, secondo il racconto del luogo, del magico potere di conferire capacità di immaginazione e di visione. Manifestando un’imprevista forza magnetica, la seduta, con il suo centro vuoto ma carico di forza evocativa, ha trasformando lo slargo in ricettivo punto di riferimento cittadino. Ancora una volta il lavoro di Gambirasio passa attraverso l’attenzione al contesto, alla mutevolezza dei colori, al rapporto imprevedibile che le cose possono intrattenere tra loro.