Piogge sotterranee, 2022
Vetro, smalti, legno abura
Dimensione variabile
Piogge sotterranee nasce e si sviluppa durante una residenza artistica tra i colli e il mare del Parco della Maremma. L’opera si inserisce perfettamente in un contesto naturale ed incontaminato; al centro di un triangolo formato da pini marittimi un lembo di terra viene usato come supporto per tre finestre che affacciano sulle “Cose della natura” (Lucrezio – De rerum natura).
Tre modi di vedere e di conoscere il mondo, tre linguaggi, tre chiavi bastano a porre le basi per il vocabolario di Chiara Gambirasio, il suo linguaggio usa e sfrutta la materia e i suoi componenti, fino alla loro scomposizione elementare, per spiegare ciò che i nostri occhi vedono ogni secondo ma che spesso non capiscono: Il colore.
Quest’opera, dalle dimensioni e dalle applicazioni variabili, si posiziona ad un livello materiale tangibile e malleabile che rende il colore una mitologia. Chiara Gambirasio affronta il difficile problema dell’attribuzione iconologica del colore, dei suoi usi e di come può essere sfruttato. Lo studio chimico scientifico, alchemico, geologico e storico sono alla base della conoscenza dei materiali che utilizza.
Il colore è un’interpretazione dell’occhio umano agli stimoli della luce, la radiazione elettromagnetica colpisce il materiale e in base alla sua composizione chimico fisica riflette ad una determinata lunghezza d’onda, questa viene vista e capita dal nostro cervello.
Quindi conoscendo questo processo, come può un’artista sfruttare i materiali? Chiara Gambirasio propone il suo metodo analitico partendo non dalla presenza ma dal vuoto di colore, inteso nella sua infinita potenza. Un sistema che interpreta il colore dal suo presupposto contrario, un sistema Kenoscromico.
Kenoscromia: Vibrazione cromatica del e nel vuoto.
In Piogge Sotterranee il supporto del vetro e l’uso degli smalti servono a sottolineare quanto la percezione del colore varia in base a questi materiali, l’opera cambia, muta assieme al contesto in cui sta, alle ore del giorno, al clima e a noi.
La base è un altare, un cerchio ed un cumulo di terra su cui sono poggiati i tre vetri, che serve sia come sostegno ma anche come protezione. Un simbolico grembo che custodisce delimitando l’area attorno a sé circoscrivendo un simbolo di libertà.
Delle gocce, semi, lacrime, pioggia, fulmini, radici sono i simboli che l’artista utilizza e che sigilla sul vetro perché questi subiscano le azioni del tempo. I colori utilizzati servono da pivot per comprendere tutto ciò che li rende opera. Questi attingono da un comune denominatore Elementare; Il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra non sono solo elementi di creazione e distruzione ma sono anche le entità da cui i colori prendono vita, sono la materia stessa delle cose.
Un’opera che sottolinea la caducità dell’uomo e che sopratutto l’importanza di cambiare prospettiva per avere modo di vedere veramente tutto ciò che ci circonda.
(Roberto Mauri)